Affrontare l'emergenza
Ogni anno, in Italia, circa 60.000 cittadini muoiono in conseguenza di un arresto cardiaco, a insorgenza spesso talmente improvvisa da non essere preceduto da alcun sintomo o segno premonitore. Dal punto di vista fisiopatologico, la morte cardiaca improvvisa è preceduta dall'arresto cardiaco, con rapida cessazione della funzione di pompa del cuore, cui subentra un arresto circolatorio con una caduta della pressione sanguigna e, dopo 10-15 secondi, la perdita di conoscenza. Dopo un intervallo variabile, la mancata perfusione dei centri respiratori provoca un arresto respiratorio; dopo 4 minuti circa si producono danni neuronali irreversibili. L’Arresto Cardiocircolatorio (ACC) è quindi una situazione nella quale il cuore cessa le proprie funzioni, di solito in modo improvviso, causando la morte del soggetto che ne è colpito. La sopravvivenza per questo evento è inferiore al 10%. La letteratura scientifica internazionale ha però dimostrato che un soccorso tempestivo e corretto in caso di arresto cardiaco improvviso, contribuisce a salvare fino al 30% delle persone colpite. É definita Rianimazione Cardio-Polmonare (RCP) l’insieme delle manovre atte a mantenere le funzioni vitali supportando artificialmente la circolazione e, se possibile, la ventilazione. E’ essenziale che le prime manovre di soccorso, in primo luogo le Compressioni Toraciche Esterne (CTE), siano eseguite il prima possibile anche da parte di personale non sanitario (laico) perché rappresentano uno degli elementi principali che favoriscono la sopravvivenza di una persona colpita da ACC. A questo primo e fondamentale trattamento può aggiungersi l’utilizzo di un Defibrillatore semi-Automatico Esterno (DAE), che consente anche a personale non sanitario di erogare una scarica elettrica stabilita automaticamente dal DAE. In presenza di un arresto cardiaco improvviso, la tempestività è cruciale. Uno studio svolto dall’American Heart Association ha dimostrato che, per ogni minuto di ritardo nella defibrillazione, la possibilità di sopravvivenza dell’infortunato diminuisce dal sette al dieci per cento. Dopo 10 minuti, le percentuali di sopravvivenza all’arresto cardiaco improvviso si riducono a zero.
Considerati i tempi di reazione dei mezzi di soccorso,
che in Lombardia nell’ambiente urbano sono di circa 10
minuti, la possibilità migliore di sopravvivenza è quella
di avere un soccorritore a portata di mano.
La scarsa conoscenza delle manovre di primo soccorso
da parte della popolazione riduce sia le probabilità di
sopravvivenza delle vittime colpite da arresto cardiaco,
sia le possibilità di limitare eventuali esiti invalidanti.
Per queste ragioni è necessario che le tecniche di base
di rianimazione cardio-polmonare diventino un bagaglio
di conoscenza comune e diffusa.
A fronte di circa 225.000 persone formate dal 2013 ad
oggi, di cui quasi 40.000 nella provincia di Brescia (dato
ad aprile 2019), i defibrillatori sul territorio Lombardo
sono circa 10.300 (dato che incrementa mese per
mese) mentre 1.600 nella sola provincia di Brescia.
Formazione al cittadino e Dae disponibili in Lombardia:
i dati in Lombardia sono molto confortanti e invitano a
perseguire gli intenti già enunciati.
Il dato diventa più interessante se confrontiamo la
rianimazione iniziata da astanti che risulta essere 25%
nel 2016 e ben 46,8% nel 2017.
La defibrillazione iniziata da astanti tramite l’accesso a
PAD (Pubblic Access Defibrillation) è del 2,8% nel
2016 ma si innalza al 5,8% nel 2017.
Risulta evidente come sia indispensabile perseguire la
strada intrapresa, al fine di consolidare e migliorare i
risultati in termine di vite umane salvate, che nel mondo
dello Sport, grazie alla obbligatorietà dei corsi BLSD e
alla presenza di un defibrillatore durante l’attività agonistica
e non in palazzetti sportivi, ha visto rianimare 112
sportivi con una sopravvivenza del 88,3% a 24 ore
dell’evento (Dati Arresto Cardiaco nello SPORT in
Lombardia 2011-2014) rispetto all’22,4% degli altri
arresti cardiaci.
Questo dimostra come sia necessario da un lato la
normativa, dall’altro la sensibilizzazione e la formazione,
elementi che se messi insieme contribuiscono ad
aumentare la sopravvivenza.
Cittadini residenti nel Comune di Brescia
Le modalità operative e lo sviluppo del progetto per aumentare la percentuale di sopravvivenza ad un arresto cardiaco, oltre a formare il maggior numero di persone alle manovre di rianimazione cardiopolmonare, è necessario rendere disponibile un defibrillatore nei primi cinque minuti dell’arresto, in modo da permettere l’erogazione di una scarica elettrica salvavita.
Questi dispositivi portatili denominati DAE, dovrebbero quindi essere disponibili in aree pubbliche, ad esempio centri commerciali, campi da tennis, campi da golf, parchi, aziende, hotel, bar, piazze, vie del centro, sedi sportive, scuole,condomini, ovvero in tutti quei luoghi dove vi sia un aggregazione di persone.
Le 5 fasi essenziali
1° Fase:
Analisi del territorio comunale e mappatura DAE già presenti.
2° Fase:
Accordi con le aziende più rappresentative sul territorio nazionale ed internazionale produttrici di
defibrillatori.
3° Fase:
Ricerca di sponsorizzazioni e contributi di singoli cittadini al fine di permettere la realizzazione del
progetto nel medio e lungo termine.
4° Fase:
Installazione di defibrillatori lungo il percorso delle VIE DEL CUORE MARCO SOLFRINI.
5° Fase:
Formazione all’uso dei defibrillatori attraverso Mass Training rivolti ai cittadini, agli studenti degli
istituti scolastici superiori, ai soggetti in prossimità dei dispositivi installati. Stipula di accordi con
associazioni no profit accreditati come centri di formazione BLSD Laico riconosciuti da AREU, sotto la
supervisione dell’AAT (Azienda Articolazione Territoriale) 118 Brescia.